Il Liceo Teresa Ciceri il giorno 3 Giugno, presso il Teatro Sociale di Como, alle ore 20:45, ha messo in scena un mirabolante e sostanzioso spettacolo che ha visto la partecipazione di ben 82 alunni sapientemente guidati dai docenti: Simona Vergani, Francesca Monico, Antonello Rizzella, Alessandro Dotti, Stefano Palumbo, per la regia di Elisa Carnelli e l’importantissimo contributo dei tecnici Stefano Fossati e Filippo Carnetti.

Lo spettacolo ha preso spunto da una graphic novel di Zero Calcare sulla guerra in Siria idea non desueta ma di stringente attualità. Gli alunni/attori, che si sono alternati sulla scena, hanno preso per mano il pubblico e lo hanno accompagnato attraverso questo diario di viaggio in una terra martoriata da un orribile conflitto iniziato nel lontano 2011, il conflitto in Siria è stato definito dall’ UNICEF una vera e propria catastrofe umanitaria soprattutto per le creature più fragili ed indifese: i bambini; nello spettacolo è diventata sintesi tragica degli ottantadue conflitti presenti attualmente nella nostra realtà mondiale.

Dopo due anni di blocco forzoso di ogni attività, gli alunni- protagonisti ci hanno fatto gustare la meraviglia del teatro con uno spettacolo intenso, pieno di sostanza e di contenuti sui quali riflettere. Il teatro finalmente riprende in mano la sua missione, non solo rappresentare la realtà nella sua paralizzante bruttura ma  aprire strade, suggerire prospettive e nuove visioni, generare riflessioni profonde attraverso la rappresentazione di temi sociali importanti come la guerra, la democrazia, l’emancipazione femminile, le istanze di cambiamento di modelli, i rapporti tra generi e ruoli sociali, tutto questo è stato sapientemente rappresentato modulando la seriosità dell’ argomento con l’ inserimento di battute argute volte a stemperare i toni e a ridicolizzare le tante parole che a volte vengono ad essere inutilmente pronunziate da fantomatici storici ed esperti del settore nei dibattiti culturali e negli show televisivi. Lo spettatore è stato da subito coinvolto nella storia attraverso domande che gli attori rivolgevano di tanto in tanto al pubblico direttamente con la volontà di coinvolgerlo e di rompere quella parete divisoria tra scena e pubblico ma soprattutto di indifferenza e di silenzio che a volte ergiamo tra noi e gli altri. Le parole di Gramsci, pronunciate dalla prof.ssa Simona Vergani “ ODIO GLI INDIFFERENTI” hanno aperto lo spettacolo ed hanno aleggiato con forza durante tutta la durata dello stesso  in modo forte, chiaro come solo le verità sostanziose sanno fare. Non si può rimanere indifferenti di fronte al sangue ed al pianto di un’umanità intera che geme. Questa espressione ha riportato alla luce un frammento della commedia di Terenzio, Heautontimorumenos “Homo sum, humani nihil a me alienum puto” “Sono uomo, niente di ciò che è umano ritengo estraneo a me” siamo parte di un tutto ed è anche nostro il dolore di tante persone che vivono al di là dei confini della nostra terra, che devono giornalmente combattere per difendere il più scontato dei diritti umani, la propria identità di genere, di religione, linguistica e culturale. Il messaggio è arrivato forte e chiaro ha riempito il teatro non solo con le parole ma anche con le immagini di uomini e donne che campeggiavano sul fondale del teatro con le loro espressioni da “sereni combattenti”; il tutto è stato sapientemente condito con un accompagnamento musicale adatto ad enfatizzare ogni singola scena, ogni singolo gesto compiuto dagli attori. Musiche avvolgenti, calde dai ritmi orientaleggianti, costruite sapientemente per accompagnare ed abbracciare fisicamente gli attori, favolosa la scelta di lasciare sempre presenti e visibili l’orchestra ed il coro sul palco a sottolineare ed enfatizzare ogni parola, ogni espressione ed ogni gesto compiuto dagli attori.     

Il tripudio finale è stato unanime; il pubblico si è liberato alla fine in un vigoroso applauso da leggere in tal modo come un ringraziamento alla scuola per esserci sempre stata per non essersi lasciata abbattere da niente e da nessuno, l’ istituzione ha continuato in modo silente il processo di crescita, maturazione e vicinanza sentita agli alunni i quali, non smentendosi mai, hanno risposto con una generosità dirompente.

AD MAIORA SEMPER